Buongiorno a tutti!
Ecco a voi la mia tappa per il Blog Tour
"Puoi sentire la notte?" di Paolo Costa.
Ringrazio sentitamente la casa editrice Milena Edizioni per la professionalità, la gentilezza e la disponibilità.
Ringrazio inoltre l'autore per il tempo che mi ha concesso.
Ringrazio sentitamente la casa editrice Milena Edizioni per la professionalità, la gentilezza e la disponibilità.
Ringrazio inoltre l'autore per il tempo che mi ha concesso.
*** La mia intervista a Paolo Costa***
Ciao, Paolo,
benvenuto su LoveLiveLifeBook
Ciao, Rita, e grazie per avermi dato il
benvenuto sul tuo blog!
Il piacere è
tutto mio, soprattutto perché sono davvero curiosa di sapere da dove
viene una persona così solare!
Be' vengo dalla Sicilia, precisamente
da Trapani. Ormai non vivo più lì da un paio di mesi, ma è pur
sempre casa ed è lì che sono cresciuto, con due genitori dall'animo
giovane e amiche folli tanto quanto me!
I tuoi genitori
come hanno preso la tua decisione di scrivere libri a tematica LGBT?
Come ho già detto e adoro ripetere, i
miei genitori hanno uno spirito molto giovane, sempre pronto ad
affrontare cose nuove e a stare al passo con i tempi. Quando hanno
saputo di me e di ciò che avrei pubblicato, il nostro legame si è
consolidato ancora più di prima, tanto che adesso passiamo le serate
assieme come se fossero anche loro amici miei.
Dalla tua
risposta devo intuire che tu sia gay dichiarato, oppure un etero
dalle larghe vedute?
Gay dichiarato, ormai non c'è anima
viva che non lo sappia!
Oddio, scusa, mi
sa che ti è toccata una blogger che ha sentito parlare del libro ma
poco del suo autore!
Figurati, di me per fortuna non si
parla ancora molto, anche se ho cominciato io stesso a parlare di me
da pochi mesi grazie all'accoglienza di un blog meraviglioso su cui
adoro scrivere: Assittata in Pizzo!
Cosa ti ha spinto
a scrivere questo libro? Ma soprattutto come ti sei sentito mentre lo
scrivevi?
Ho scritto questo romanzo per evadere
dalla delusione del primo amore, andato parecchio male. Scriverlo mi
ha fatto stare bene, perché nella mia mente ho avuto chiaro sin
dall'inizio quale fosse la storia da raccontare, e quale storia
evitare invece. In fin dei conti, mi son limitato a immaginare quello
che avrei voluto io per me stesso e per gli altri attorno a me, e
l'ho impresso su carta per i miei lettori.
“Puoi sentire
la notte?” è un libro che dà speranza a due ragazzi, e che alla
fine ha dato forza anche a te di superare un’esperienza dolorosa.
Si può affermare allora che uno dei due personaggi ha il tuo
carattere?
Entrambi hanno pezzi del mio carattere,
ma Kevin più di Stefano ha pezzi del carattere di altre persone a me
vicine, a cui ho voluto dare coraggio affinché riuscissero ad amare
se stessi senza nascondersi per compiacere gli altri.
Il compiacere gli
altri è una caratteristica che molti ragazzi, per paura di ammettere
cosa provano tendono ad assumere. Come ti senti quando vedi ragazzi
che per compiacere gli altri annientano se stessi?
Mi sento triste per loro, ma non li
biasimo né li rimprovero, principalmente perché io non sono nessuno
per pormi con superiorità contro loro, ma soprattutto perché li
capisco perfettamente. La società di oggi va avanti a percorrere
sentieri sempre più bui, che nessuno potrà mai prevedere.
È pericoloso esporsi e lo è ancora di
più essere se stessi, quando questo va contro la corrente attuale.
Sei un autore
emergente, in un campo “quello dei romanzi male to male” in cui
si sono lanciati in tanti, e in tanti hanno detto la loro. Cosa pensi
possa dare il tuo libro rispetto a quello degli altri?
Il mio libro parla direttamente ai
giovani, colpendoli con una dura realtà ma tenendoli per mano, senza
lasciarli mai da soli in situazioni difficili. Regala speranza ma
senza esagerare, e lancia il chiaro messaggio che uscire allo
scoperto va bene, perché ci permette di amarci e lasciare che
qualcun altro ci ami per quello che siamo. Rivolgersi ai ragazzi non
è cosa da poco, anzi credo che sia una delle cose più importanti
degli ultimi tempi, e in giro sugli scaffali italiani ho visto
pochissimi romanzi del genere “male to male” per giovani adulti.
Sugli scaffali
italiani è difficile vedere libri male to male, da ragazzo gay, che
li scrive anche, questo come ti fa sentire?
Hai ragione, assolutamente.
Quando ci rifletto, un po'
distrattamente, mi sento amareggiato. Sembra che sia troppo difficile
far emergere romanzi del genere senza creare troppo scalpore, e la
cosa mi dispiace parecchio, perché ci sono romanzi di questo genere
molto validi in America e nessuno qui in Italia li prenderà mai in
considerazione.
Nella tua
risposta dici anche che è giusto uscire allo scoperto e amarsi per
quello che si è. È attuale la notizia di molti ragazzi che uscendo
allo “scoperto” sono stati cacciati di casa: se potessi cosa
diresti a questi genitori che hanno accantonato l’amore per i loro
figli?
Ai genitori di
questo tipo, purtroppo, parlare serve poco. Io vorrei soltanto che
ricordassero cosa significa mettere al mondo un figlio, e soprattutto
che non ci sono regole in famiglia, perché un figlio va amato per
quello che è, dal momento che sarà comunque pieno di soddisfazioni
e con una strada davanti uguale a quella di chiunque altro.
Bisogna
ammettere, purtroppo, che fra coloro che leggono MM molti si
aspettano storie con tanto sesso e basta, e quando non c’è li puoi
sentire quasi puntare il dito. Secondo te il sesso è importante?
Oppure un libro se ben scritto può farne a meno?
Il sesso nei
libri non è fondamentale, ma se parliamo di storie d'amore, allora
confesso che potrebbe arricchire un'opera. Odio quando si sfocia nel
volgare e nel monotono, come ormai succede spesso in molti romanzi
new adult, per questo io evito di scrivere scene dettagliate e
animalesche. C'è del sentimento dietro al sesso, così come una
marea di pensieri e riflessioni. Perché non trattare anche quel
lato?
Una domanda a
Paolo il lettore; secondo te cosa manca agli autori italiani e cosa
hanno in più rispetto agli autori americani per quanto riguarda i
Romance male to male ?
Se devo essere
sincero, non ho mai letto un romance male to male italiano, mentre di
americani ne ho letti parecchi e ho notato che tutti riescono a
mescolare perfettamente delle tematiche importanti della comunità
LGBT, senza sfociare nel banale e senza appesantire l'esperienza di
lettura.
Non ho mai avuto
l'occasione di leggere una produzione italiana, ma addentrandomi
soltanto adesso in questo mondo, probabilmente, ci sguazzerò dentro
e non mi tirerò indietro.
Come mai non hai
letto nulla degli autori italiani? C’è qualche cosa che ti blocca?
In America hanno un approccio molto differente per quanto riguarda
anche solo la comunità Lgbt, un approccio che in Italia non abbiamo,
e le tematiche — anche le più forti — vengono affrontate mentre
in Italia tendiamo a nasconderle.
Per quanto
riguarda tematiche forti, so per certo che autori come Vincenzo
Restivo e Valerio La Martire hanno scritto romanzi di grande
successo, con argomenti abbastanza scottanti e molto apprezzati dalla
critica e dai lettori. Punterò molto presto alle loro opere!
Il tuo libro
parla di forza, rinascita e di voglia di vivere davvero, hai
affermato che parla anche un po’ di te, puoi dirci se hai
intenzione di continuare a scrivere male to male oppure pensi che
potrai scrivere anche di altro?
Posso rivelarti,
in totale confidenza, che sto scrivendo un altro romanzo di
formazione molto autobiografico stavolta. Il protagonista è un
giovane omosessuale alle prese con la fine della sua storia più
importante, ma non sarà un romance né un vero e proprio “male to
male”. Vedrete presto! Sto anche progettando uno stand-alone
fantasy che ha per protagonista una ragazza e le sei guardie a lei
affidate, ma è un'idea ancora molto lontana dal presente e dai
prossimi progetti.
Quali sono le tue
ambizioni? E di cosa sei più orgoglioso?
Il mio più
grande progetto nella vita è riuscire a fondare una realtà
editoriale molto solida nella mia terra natale, la Sicilia. Mi
piacerebbe fondare una casa editrice che si occupi di autori locali,
autori italiani e autori stranieri di grande successo. Ho notato che
le case editrici del sud sono sempre indipendenti e difficilmente
riescono a farsi una grande cerchia di clienti, il che non gli
permette di ampliare il catalogo. Il mio sogno più grande è far sì
che la mia casa editrice sia al pari delle più grandi come Mondadori
e Rizzoli. Per adesso, sono orgoglioso di quello che sto facendo,
scrivendo le mie storie per una casa editrice grandiosa e con una
qualità eccellente che raramente ho trovato in altri romanzi, e
traducendo le storie degli autori che si affidano a me per far
sentire le proprie storie anche qui in Italia.
Qual è il tuo
libro preferito e perché?
Il mio romanzo
preferito è una storia per ragazzi, si chiama “Ti Darò il Sole”
ed è stato scritto da Jandy Nelson e pubblicato in Italia dalla
Rizzoli. È una storia stupenda sulla rabbia adolescenziale, sul
crescere e affrontare i cambiamenti, superando i propri traumi e le
paure più grandi, soprattutto quella di aprirsi e lasciarsi guardare
per quello che si è veramente. Mi ha colpito tantissimo e mi ha
soprattutto commosso, per questo lo consiglio sempre a chiunque mi
capiti di parlarne.
Cosa hai imparato
su te stesso come autore?
Come autore, la
cosa più importante che ho imparato è stata aprirmi e versare me
stesso nelle mie storie, cosa che non ero riuscito a fare con "Puoi
Sentire la Notte?" e che sto facendo adesso, mentre scrivo la
mia prossima storia. Non è sempre facile mettere i pezzi più
importanti di se stessi in una storia, però ho deciso di affrontare
questo mio piccolo limite e ce la sto mettendo tutta per dare il
massimo anche in questa sfida personale
In che modo la
tua vita di lettore influenza o caratterizza la tua vita di
scrittore?
Be', nel modo più
scontato di tutti: leggere un romanzo mi fa capire come scrivere la
mia storia, spesso dandomi uno spunto diverso, ossia spingendomi a
evitare quel determinato cliché o a capovolgerlo quasi interamente,
per dare spazio a una dinamica totalmente nuova o bizzarra che nessun
lettore ha mai letto o si aspetterebbe mai di leggere.
Qual è la tua
citazione preferita sulla scrittura?
La mia frase preferita sulla scrittura
è un breve aforisma di Voltaire: «La scrittura è la pittura della
voce». La trovo molto veritiera e soprattutto evocativa, perché
spesso tutto ciò che pensiamo o che non abbiamo il coraggio di
esprimere, lo scriviamo anche tenendolo per noi stessi. Infinite
volte, io stesso, ho sentito il bisogno di lasciar scorrere i
pensieri e scrivere qualsiasi cosa mi passasse per la mente, anche
solo premendo tasti a caso del mio portatile. Mi ha aiutato
tantissimo a tirar fuori la rabbia o la tristezza, ma anche la gioia
e l'euforia del momento. Non sono bravo a dipingere, purtroppo questo
lo sanno tutti, e il massimo che saprei fare sarebbe un omino
stilizzato con degli stecchi al posto degli arti, eppure so scrivere,
mi piace farlo e per me è un atto di amore verso se stessi, perché
ci aiuta a sfogare quello che si ha dentro.
Leggendo il tuo
libro sono rimasta molto colpita dalla forza che hai dato ai tuoi
personaggi, devo dire che mi hai colpito davvero tanto, c'è qualcuno
a cui ti sei ispirato per creare questa determinazione?
Be', la forza più
grande me l'hanno data le donne della mia vita, come scritto sulla
dedica. Mia madre e mia sorella, con cui condivido lo stesso sangue e
con cui ho condiviso la stessa casa per gran parte dei miei anni; le
ho viste lottare con le mani e con i denti, contro tutte le
difficoltà che le hanno messe a dura prova. Ho visto come si
sostenevano a vicenda, nel bene e nel male, e ho visto come un
rapporto conflittuale veniva messo da parte per amore del loro
rapporto. Sono coraggiose, sono forti, sono degli uragani che nessuno
è mai riuscito a fermare perché sono fiere di essere quello che
sono. E potrei dire lo stesso delle mie amiche, ormai le mie sorelle,
pezzi del mio cuore nel vero senso della parola. Tolte loro, di me
resterebbe poco e niente. Mi hanno dato tanta forza con il loro
sorriso, la loro compagnia, il loro amore insegnandomi a essere
sempre me stesso. Ho infuso questi insegnamenti e questi messaggi
anche nei miei personaggi, per trasmetterli ai lettori che sono
riusciti ad affezionarsi a loro, legandoli forte al cuore. Mi piace
pensare che abbiano imparato ad essere dei veri e propri muri
indistruttibili contro le difficoltà.
Un altro punto
che mi ha davvero lasciato il sorriso sulle labbra è la dolcezza
dell'epilogo, cosa hai provato nello scriverlo?
Ho provato un
enorme senso di completezza. Per me, la storia di Stefano e Kevin non
poteva finire altrimenti. C'era amicizia, prima del loro amore, e c'è
ancora nel loro rapporto quel senso di scherzo che li ha
contraddistinti e legati negli anni. Ho voluto lasciare al lettore lo
spazio per immaginare come siano andate le cose tra loro negli anni,
mostrandogli quanto siano ancora legati e innamorati l'uno
dell'altro. Avevo un po' le lacrime agli occhi, negli ultimi momenti
in cui ho corretto le pagine dell'epilogo, devo ammetterlo. Mi è
dispiaciuto lasciar andare questi due personaggi, i primi che io
abbia mai inventato, ma sono anche contento di averli affidati ai
miei lettori e alla loro memoria. Spero che possano avere uno spazio
adesso nel cuore di chiunque li abbia amati.
Se potessi
descrivere il tuo libro "Puoi sentire la notte?" in tre
parole quale useresti?
Il mio romanzo è
potente, reale e profondamente umano. Potente perché ha la forza di
lanciare il messaggio giusto ai lettori, adulti o giovani che siano;
è reale perché attinge a uno spaccato di vita vera, che purtroppo
molti omosessuali vivono quotidianamente; è profondamente umano,
perché ha il solo scopo di colpire al cuore della gente con una
sincerità e una genuinità unica.
Paolo Costa Nasce nel 1997 a Trapani, sulla punta estrema della Sicilia dove risiede, studia Mediazione Linguistica e Interculturale all' Università degli Studi di Palermo. Si occupa di traduzioni per conto di autori americani che hanno scelto di autopubblicarsi.
Questo è il suo primo romanzo, grazie al quale è riuscito a elaborare un periodo complicato della sua vita.
Puoi sentire la notte?
Stefano vive la sua vita giorno per giorno. Schiacciato dalla perdita della sua più cara amica e con la consapevolezza di essere fuori posto, in un mondo che sembra stargli stretto, cerca di sopravvivere senza sentire il peso dei fallimenti che gli gravano sulle spalle. Con attorno una famiglia che sembra non conoscerlo più, tutto ciò che Kevin vorrebbe è restare nascosto nel suo “armadio”, lontano da qualsiasi sguardo. Bloccato in una vita che non vuole, con un lavoro incerto, cerca di superare ogni giornata senza versare l'ultima goccia che potrebbe finire per inondare tutto il suo mondo. Due ragazzi diversi, due realtà opposte, un incontro esplosivo. Affronteranno l'amore, o resteranno nascosti dentro l'armadio?
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